NOTE A MARGINE DI
'GRAN TORINO'

di Sisa Arrighi

 

 

 

Contrariamente al consenso generale di critica e pubblico (il film è subito balzato in testa alle classifiche degli incassi) ho provato, durante le proiezione,  fastidio e ribellione per quanto mi veniva mostrato.

Sapevo in anticipo - il plot è molto prevedibile - che il protagonista avrebbe cercato di redimersi dal suo inveterato atteggiamento razzista e ho penosamente subito il noto percorso di insulti, luoghi comuni, raccapriccianti ricordi di guerra del vecchio pensionato.

Sebbene 'abituata' a un simile linguaggio da ciò che vedo e sento quotidianamente, in 'Gran Torino' il compiacimento con cui tutto questo viene raccontato in vista del riscatto finale non mi pare accettabile. 

Forzato anche il tentativo di convincere il ragazzo vietnamita a prendere il vecchio Clint a modello per il 'giusto' modo di rapportarsi al prossimo. Gran finale: i 'cattivi' che finiranno in manette sono ancora una volta gli 'outsiders' descritti come l' impero del male e sconfitti da un Clint (novello Custer metropolitano) vittima sacrificale.
 
Peccato perchè dall'intervista/recensione di Silvia Bizio le intenzioni del regista erano probabilmente diverse.
A mio avviso il risultato non è riuscito se quello dichiarato era di incoraggiare la tolleranza in una nuova realtà multietnica.
 
Ben altro l'impatto emotivo di un film come 'La Valle di Elah' della scorsa stagione (recensito nel nostro sito). In quel caso
la presa di coscienza e lo svelamento della realtà da parte del protagonista coinvolgono progressivamente lo spettatore in un crescendo scarno e magistrale. Ricordo quel film perchè anche in quel caso il protagonista era un vecchio e ancora illuso conservatore per alcuni versi simile all'eroe di Eastwood.
 

A proposito invece di situazioni interculturali segnalo il recente film 'MAR NERO' di Federico Bondi (con una splendida Ilaria Occhini) dove la storia, i sentimenti e la conclusione risultano decisamente più plausibili.

 

 

30-03-09